Come era stato da più parti preannunciato, il decreto-legge n. 90, pubblicato sulla G.U. dello scorso 24 giugno e recante misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l’efficienza degli uffici giudiziari ha introdotto importantissime novità nel processo amministrativo. Le nuove disposizioni incidono soprattutto sul rito appalti, in linea con la politica di semplificazione delle procedure di affidamento delle commesse pubbliche (che trovano la loro massima espressione nelle modifiche all’art. 38 del d.lgs. n. 163 del 2006), ma intervengono anche su ambiti più generali, che, per un verso, toccano significativamente lo stesso sistema ordinamentale e, per l’altro, aggravano i già pesanti oneri economici delle parti coinvolte nelle controversie inerenti all’esercizio del potere pubblico. Senza entrare in questa sede nel merito delle scelte governative (tema che richiede evidentemente un ben maggiore approfondimento) e senza avere ovviamente alcuna pretesa di esaustività, queste brevissime osservazioni “a prima lettura” hanno lo scopo di evidenziare le novità introdotte dal decreto, focalizzando l’attenzione su quelle più strettamente relative allo svolgimento del processo, per rappresentarne le più immediate problematiche interpretative e applicative e le possibili soluzioni migliorative adottabili in sede di conversione…
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