Le elezioni nei Comuni dopo lo scioglimento: il caso Vittoria

Nell’ultimo decennio, e forse ancor prima, abbiamo assistito ad un graduale e inesorabile processo di vera e propria disaffezione dei cittadini nei confronti delle istituzioni politiche.

Ciò ha senz’altro avuto un effetto sulla partecipazione democratica alle elezioni, la cui tendenza – purtroppo consolidata, al netto di qualche eccezione – è quella di sempre minori percentuali dei votanti e, dunque, di un sempre maggiore astensionismo.

Se ciò è incontrovertibile come dato generale, è pur vero che le elezioni amministrative hanno spesso registrato dati percentuali in lieve aumento rispetto alla media, proprio perché il cittadino si sente generalmente più coinvolto nella vita politica del proprio Comune.

Tuttavia, l’ultima tornata elettorale ha fatto registrare quasi ovunque un record di astensionismo, segno che la ripresa della fiducia nella politica è ancora un obiettivo lontano.

Quanto detto sin qui rappresenta il quadro generale – ahinoi patologico – che si registra in tutto il Paese.

Ma c’è tuttavia una questione specifica che, in merito all’affezione dei cittadini ai propri rappresentanti e alle proprie istituzioni, è opportuno esaminare e approfondire: al di là del dato generale, è possibile che allo scioglimento di alcuni Comuni per infiltrazione mafiosa possa seguire un effetto ancor più negativo sulla partecipazione dei cittadini al voto?

Questo quesito sarà proprio l’oggetto di un importante convegno, organizzato dall’Associazione Amministrativisti.it e da “La settimana giuridica”, che si terrà in modalità telematica il prossimo 19 ottobre 2021, dal titolo: “Le elezioni nei Comuni dopo lo scioglimento: il caso Vittoria” (il convegno avrà inizio alle ore 17:00, e sarà possibile partecipare liberamente al link www.amministrativisti.it/casovittoria).

Il caso di studio preso in esame sarà proprio quello del Comune di Vittoria, che ricordiamo essere il più popoloso tra i comuni siciliani andati al voto la scorsa settimana.

Ebbene, era il 27 luglio 2018 quando il Consiglio dei Ministri, su proposta dell’allora Ministro dell’Interno, procedeva allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Consiglio comunale di Vittoria; da allora, come previsto dalla normativa, il Comune è stato amministrato da una Commissione straordinaria di tre membri nominati dal Governo e, dunque, non eletti dai cittadini.

La sana volontà civica di avere dei propri rappresentanti regolarmente eletti, che ai cittadini vittoriesi è stata negata per tre lunghi anni, avrebbe dovuto portare – come sinceramente ci si aspettava – ad una partecipazione elettorale massiva, in totale controtendenza con il dato generale.

Invece, i numeri non hanno lasciato spazio a interpretazioni: affluenza del 54,08% per una città che aveva sempre dimostrato un particolare attaccamento ai propri rappresentanti (si pensi che alle ultime amministrative del 2016, con un dato già in calo rispetto al passato, si era recato alle urne il 64,83% degli elettori, ossia il 10,74% in più rispetto a qualche giorno fa).

La città non ha attualmente eletto il suo Sindaco (si andrà infatti al ballottaggio domenica 24 e lunedì 25 ottobre), ma non è questo il profilo che interessa in questa sede: la domanda a cui gli illustri relatori proveranno a dare risposta è se la sanzione dello scioglimento per infiltrazioni mafiose si presti ad avere un effetto diretto, in negativo, sulla partecipazione elettorale, ovvero se il “caso Vittoria” rappresenti una circostanziata eccezione.

In altri termini, i relatori, quali operatori del diritto in senso stretto, si proporranno di analizzare se a seguito del commissariamento di un Comune per infiltrazioni mafiose sia fisiologico che si registri un grave calo di partecipazione alle successive elezioni, ovvero se tale calo non si appalesi giuridicamente ambiguo.

Ed invero, a ben vedere l’istituto giuridico dello scioglimento di un Comune per infiltrazioni mafiose rappresenta la causa immediata del conseguente commissariamento di un ente comunale, ossia la reazione dello Stato ad una situazione patologica dell’ente locale; reazione che, in teoria, dovrebbe avvicinare i cittadini allo Stato stesso, con l’effetto opposto a quello di un dilagante astensionismo.

E’ qui, dunque, che entra in gioco la riflessione sul forte senso civico di cui tutti dovrebbero essere dotati, ma che dovrebbe più prepotentemente farsi spazio in contesti politici come quelli appena descritti, nei quali il rischio di infiltrazioni mafiose, che è già stato causa di imposizioni dall’alto una volta, si dovrebbe prevenire per evitare che si venga privati di un’eletta rappresentanza anche una seconda volta.

L’avvocato Carmelo Giurdanella, presidente di Amministrativisti.it, al quale abbiamo chiesto di dirci di più sulle finalità più intime che si propone il citato Convegno, ha parlato di una “duplice finalità”, specificando che “da un lato, da giuristi quali siamo, chiediamo al diritto stesso di essere reale ed effettivo, di misurarsi quindi con i risultati, di non rimanere solo norma e procedura senza acquisire concretezza, e dall’altro decidiamo di rifletterci in questo preciso momento, con urne aperte, perché prendiamo atto di questo dato drammatico dopo l’esautoramento totale”.

Dall’altro lato, precisa l’Avv. Giurdanella, il commissariamento è “un intervento straordinario e deve quindi avere degli effetti; l’auspicio ulteriore di ogni giurista è proprio questo: non solo ragionare sugli effetti, ma anche agire sugli stessi. Da giuristi democratici è importante dare un segnale a questa città. Il desiderio che l’autorità locale, storicamente partecipativa, si risvegli da questo sonno poco promettente e riscopra il valore e il piacere della partecipazione democratica. Se anche un solo cittadino in più andrà a votare questo convegno non sarà stato inutile”.

A questo link, la locandina dell’evento e il relativo programma dei lavori.